Storia

Club Alpino Italiano – Sezione di Canzo - 1947

CAI

“Le origini della nostra sottosezione sono abbastanza recenti; essa infatti è stata istituita il 6 Marzo 1947. Ciò nonostante la sua storia è piuttosto difficile da tracciare in poche linee. […] Il dr. Pina Felice, che è stato l’attivo promotore di questo sodalizio ce ne ricorda così la nascita.”

DELLE ORIGINI DEL CAI A CANZO Di Pina dott. Felice 1° Reggente la Sott.ne di del C.A.I. Canzo

Negli anni ‘30 erano rari gli alpinisti che andavano ai Corni per compiere scalate od allenamenti su quelle rocce che pur rappresentavano una eccellente palestra di arrampicamento. La maggior parte degli escursionisti che chiamavamo genericamente “milanes”, si limitavano a fermarsi alle “Alpi” nei boschi a divertirsi, far baccano e anche combinare danni. Gli alpinisti veri li riconoscevamo per una loro naturale riservatezza e qualche volta per il far capolino del rotolo di corda dal sacco e dal tintinnio dei chiodi. Alcuni di essi erano anche famosi, Fasana , Negri, ecc..; ma non certo conosciuti a Canzo ed erano guardati con una certa diffidenza e disapprovazione dai ben pensanti Canzesi. A qualcuno di noi ragazzi di allora invece quei giovani suscitavano un senso di interesse e di invidia; cercavamo di seguirli di nascosto per vedere cosa facevano e come facevano ad arrampicare. La meta era quasi sempre il Pilastro dei Corni e si stava magari delle ore appiattiti contro la roccia ad osservare e ad imparare, con un senso di ammirazione e timore, in quello scenario di rocce incombenti che ci sembrava immane e innaturale e che nella nostra Fantasia si tramutavano in castelli inaccessibili, in torrioni e fortilizi inviolabili se non ai cavalieri senza macchia e senza paura. Anche cercavamo di imitarli quei giovani, naturalmente con mezzi di fortuna; il “cubiett” prelevato dalle nostre case costituiva la nostra corda, durante i nostri vagabondaggi sui monti. Né le targhe dei caduti ci facevano desistere, anzi ci entusiasmavano e ci spronavano mettendo davanti ai nostri occhi ideali di coraggio e di forza. Naturalmente i nostri tentativi dovevano essere fati di nascosto, suscitando essi le apprensioni dei famigliari, il monito e la commiserazione da parte di chi si incontrava sul nostro cammino. Ti ricordi, Sandro, quando andammo sul “Sass de la Prea” e incontrammo una fanciulla che vide la corda sporgere dal sacco e ci andava ammonendo e noi commentavamo le sue parole con la poesia “Excelsior” di Longfellow e “La picozza” di Pascoli? Certamente eravamo anche un po’, anzi direi molto “imbranati” ed anche incoscienti, chi si ricorda una volta che eravamo in cima al Pilastro e nessuno era capace di fissare correttamente la corda per la discesa a corda doppia? Fino al termine della guerra la nostra attività rimase circoscritta a Canzo; poi si cominciò ad uscire dal nostro guscio. Si presero i primi contatti con altre associazioni e con altri amici del CAI di Milano, di Lecco, di Caslino. Chissà perchè non si è mai parlato con soci del CAI di Asso? I più entusiasti cominciarono ad affrontare la Val Masino, la Val Malenco, la Grigna e qualcuno il Bianco. A questo punto a furia di parlarne ci si decise; ci riunimmo in sette o otto nell’osteria del " Merican". Ricordo le parole che si dissero allora: “Andare in montagna non significa fare una scampagnata,far baccano e confusione, ma tendere alla conquista di mete difficili con sacrificio aiutandoci e comprendendoci”. " Andare in montagna significa rispettare la natura e rispettare noi stessi rispettando la natura". Con questa riunione si gettarono le basi della nostra associazione. Si organizzarono le prime escursioni in Grigna, al passo dello Stelvio, alla punta degli Spiriti, al Cristallo. Ci si trovò una sede dive ci riunivamo a discutere e a far progetti, in un locale in fondo al cortile del palazzo comunale. I più efficienti e solerti, Luigi, Giampietro , Sandro ecc…, si davano da fare in tutti i modi. L’arredamento della sede, con la approvazione della sempre vigile e premurosa sig.a Ceriani, fu rimediato con soddisfazione generale. Tutti diedero la propria opera con entusiasmo, anche le ragazze - di allora- collaborarono con spirito di abnegazione. Si iniziò così con tante speranze e tanti entusiasmi; l’appoggio e le conoscenze presso il CAI a Lecco, Cassin, Mauri ecc.., ci diedero un grande impulso e i giovani ne ebbero un grande incoraggiamento. Chi le conta le scalate, le escursioni che si fecero in seguito?

Non fermiamoci ora; avanti sempre con maggior entusiasmo!

Tratto dal libro del venticinquennale.